Per il mio sessantaseiesimo compleanno mi sono fatto un regalo molto speciale: partecipare alla Maratona di Tokyo del 3 marzo scorso. Mancava quest’ultimo tassello al mosaico delle sette «Major Marathons of the World» che ho corso durante la mia carriera sportiva. È stata anche l’occasione per fare una sorta di «viaggio d’addio» in Giappone, un Paese in cui nei primi anni 1980 ho vissuto e lavorato per diversi anni come dirigente locale di un’azienda svizzera. A questo viaggio hanno partecipato anche la mia ex moglie Chitose, giapponese, che vive in Svizzera da molti anni, e i nostri due figli Taro e Yuri, ormai adulti.
I giapponesi hanno uno spirito amichevole e una cortesia unici. Ovunque si viene accolti con un timido sorriso e salutati con un profondo inchino. Niente frenesia, niente stress, niente aggressività nei confronti dello straniero. In Giappone regna una nobile riservatezza. Gli stranieri possono muoversi nella massima sicurezza e spensieratezza, come avvolti da una nube invisibile. Nessuno pretende nulla o guarda storto né tanto meno importuna nessun altro. La loro pacatezza, umiltà e calma farebbero più che bene a noi e alla nostra cultura «occidentale» e ci aprirebbero gli occhi e i sensi sulla bellezza, sulla giocosità, sui piccoli ma non insignificanti dettagli e su ciò che davvero conta nella vita.
Tuttavia, non è nemmeno così facile stabilire un contatto con la gente del posto. La riservatezza dei giapponesi è evidente, persino tra familiari e amici, cosa che rende difficili anche i contatti sociali. Oggi come allora penso che quel Paese sia in un certo senso un altro pianeta. Del Giappone e dei suoi abitanti ho conosciuto e imparato ad apprezzare molte cose.
Al contempo, questo viaggio mi ha insegnato quanto sia diventato piccolo il mondo. Al mio ritorno nella mia Berna, tra la posta ho trovato le congratulazioni dell’ex mezzofondista Markus Ryffel per la mia partecipazione alla Maratona di Tokyo. Sono stato molto contento che il top runner nonché imprenditore sportivo famoso in tutto il mondo non abbia perso l’occasione di congratularsi con me per il successo ottenuto a Tokyo! È una sensazione fantastica accorgersi che gli altri antepongono la tua performance e le tue esperienze alla tua malattia. Vivere e godersi questo piccolo mondo, esserne parte attiva e fare in modo che sia e resti la nostra casa è la sfida più bella e più importante che io possa immaginare.