A che stadio della malattia è utile sottoporre i malati a una logopedia?
Il momento migliore, in cui si può essere più efficaci, è all’inizio di una demenza, quando le persone affette sanno ancora orientarsi bene. Anche in caso di una lieve malattia cognitiva la logopedia può aiutare a riattivare e a mantenere le competenze linguistiche. Fra i fattori di prevenzione giocano un ruolo di rilievo non solo i contatti sociali e il movimento, ma anche l’uso del linguaggio: insieme rallentano gli effetti della malattia. Se ci si ammala non bisogna lasciarsi andare. La logopedia consente infatti ai malati di confrontarsi in modo attivo con i loro sintomi.
Si fanno anche degli esercizi, per esempio di lettura e di scrittura?
Sì In particolare nel caso dell’Alzheimer la lettura e la scrittura sono risorse importanti. Durante gli esercizi si utilizzano testi con una struttura facile, formati da frasi brevi. Su Internet sono disponibili anche testi in lingua semplificata. A me piace parlare con i pazienti di temi legati alla loro vita passata o alla quotidianità. Durante i dialoghi prendo appunti e alla fine creo un testo. La persona affetta da demenza può aiutarmi a prepararlo, può leggerselo oppure può leggerlo ad alta voce. Ecco un esempio. Mi piacciono le montagne. Il Cervino è molto alto e molto bello. Sono già stato sulla Schynige Platte. A partire dai 3000 m vi è sempre la neve.
Lavorare con la lingua, un compito difficile, non obbliga le persone affette da demenza a confrontarsi con le proprie difficoltà in continuo declino?
No, la logopedia non pone l’attenzione sui deficit, ma sulle abilità ancora presenti. Spesso i malati all’inizio si chiudono in sé stessi. Per paura di fare errori, evitano di parlare e di scrivere. Oppure cancellano l’abbonamento al giornale perché non riescono più a comprendere tutto ciò che leggono. Con la logopedia si accorgono di riuscire ancora a fare tanto, a modo loro. Con i successi che vivono durante la terapia, le persone affette da demenza si sentono più sicure, non più «perse». Parlando con la gente attorno a sé, si sentono integrate e rimangono in contatto con il mondo esterno. È comunque importante che chi sta loro vicino si comporti in modo adeguato.
I familiari vengono dunque coinvolti nella terapia?
Sì Quanto dipende un po’ dal metodo di lavoro dei terapeuti. Coinvolgere i familiari è comunque sempre molto utile. Insieme si possono sviluppare strategie su come impostare le conversazioni affinché avvengano con successo, per esempio imparando a non fare troppe domande e a dare importanza alle emozioni. È inoltre essenziale diminuire il ritmo delle parole. Bisogna saper apprezzare anche i momenti di silenzio e concentrarsi sul piacere di stare insieme.
Prima ha menzionato la comunicazione digitale. Sembrerebbe creare un ulteriore ostacolo alle persone affette da demenza...
Non per i malati moderni. Sono sempre più abituati a usare computer, smartphone, Internet, Whatsapp. Molti hanno fondati conoscenze del mondo digitale, anche a 90 anni. Per questo i canali di comunicazione digitale vanno sempre più presi in considerazione. Non bisogna sottovalutare la capacità di queste persone. Né la semplicità di servizi di messaggeria come Whatsapp, che permettono di inviare una foto e un emoji con un po’ di testo in un attimo. E se c’è un problema, si può sempre chiedere alla nipote o al nipote.
Chi prescrive una terapia di logopedia in caso di demenza e chi la paga?
Le sessioni di logopedia possono essere prescritte dai medici e vengono rimborsate dall’assicurazione malattia. Si tratta di una prestazione di base, valida sia in caso di un ictus che di una malattia legata a una forma di demenza. Nella riabilitazione geriatrica la logopedia è ben presente, soprattutto in caso di problemi di deglutizione. Il momento migliore per la terapia è lo stadio iniziale della malattia. Purtroppo spesso non viene presa in considerazione. Anche perché i medici generici conoscono troppo poco le opzioni di terapia non farmacologica. Quando si pensa alla logopedia vengono subito in mente i bambini, anche se in realtà si tratta di programmi che vanno bene dagli zero ai cento anni.
Quanto dura la terapia e come si possono trovare terapeuti adatti?
La durata varia. Nelle cliniche si eseguono terapie più intense, sull’arco di più settimane. Comunque sono adatte anche terapie che si tengono una volta alla settimana oppure ogni due settimane e che possono fornire un aiuto prezioso a gestire la quotidianità. Per trovare i logopedisti adatti si possono consultare le cliniche della memoria oppure la listadell’Associazione dei logopedisti della Svizzera tedesca, , così come l’Associazione dei logopedisti della Svizzera fracese e del Ticino.
Breve presentazione: Jürgen Steiner è un esperto in disturbi del linguaggio e della comunicazione. Fino al suo pensionamento, ha diretto il corso di logopedia presso la Scuola intercantonale di pedagogia correttiva di Zurigo. Ha compiuto studi nel campo del linguaggio e della demenza. Oggi è un membro del Comitato tecnico di Alzheimer Svizzera che si occupa di ricerca.
Jürgen Steiner in videoconferenza sul tema logopedia e demenza.
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Natale
09.10.2024